mercoledì 27 aprile 2011

Beata Elisabetta della Trinità - essere casa di Dio

Elisabetta Catez è nata nel 18 Luglio 1880,
vive serenamente la sua infanzia prima a Bourges, poi a Auxonne,
infine a Digione (in Francia).
E’ molto turbolenta , la chiamavano “il piccolo capitano”, e sua
Mamma scrive di lei “E’ un vero diavolo; si trascina; ha bisogno
Ogni giorno di un paio di calzoncini bianchi!... Elisabetta, che
Parla così bene, ti divertirà molto, è una grande birichina”.

Di lei bambina dicono “Vivacissima, tremenda, perfino violenta,
‘trés diable’! La sua collera, nella prima infanzia, talvolta era
così violenta che si minacciava di mandarla al Buon Pastore
[una casa di rieducazione] e si preparava la sua valigetta”
 (la sorella)

Una volontà di ferro che deve raggiungere ad ogni costo ciò che
vuole” osserva l’istitutrice.

Racconta la madre:
A un anno si manifestava già la sua natura ardente e collerica.
[una volta] fu predicata una missione che si sarebbe dovuta concludere con la Benedizione dei bambini. Una religiosa mi venne a domandare se la piccola non avesse un bambolotto per rappresentare Gesù Bambino nel presepio: doveva essere vestito con un abito pieno di stelle dorate e non riconoscibile agli occhi della bambina.
Condussi la mia piccola alla cerimonia: dapprima ella fu distratta dalle persone che arrivavano, ma quando il parroco dall’alto del pulpito annunciò la Benedizione, Elisabetta gettò uno sguardo al presepio e in un trasporto di collera e gli occhi fuori gridò “Jeannette! Ridatemi la mia Jeannette!”. La bimbetta fu costretta a portarla via in mezzo all’ilarità generale. Questa natura ardente e collerica non fa che accentuarsi.”

Mentre si preparava per ricevere la Prima Comunione, la madre gli ripeteva “Se vuoi fare la Comunione devi assolutamente cambiare”.
Inoltre, la sera stessa del giorno della sua prima Comunione, una suora  - priora del Carmelo- le spiega cosa significa il suo nome:  Elisabetta significa casa di Dio.
Nella sua prima Comunione, fece per la prima volta l’esperienza di essere casa di Dio.

Il pensiero di “essere abitata da Dio” (dalla Trinità) e di dover sempre accoglierLo con sommo amore la seguirà fino alla fine della vita.

Per questa consapevolezza, la bambina cambiò progressivamente e radicalmente, tanto che a undici anni il suo carattere si era totalmente modificato, senza che l’impegno da lei posto nel vincersi la rendesse più triste: era naturalmente vivace e gioiosa.

Elevazione alla SS. Trinità
O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per fissarmi in Te, immobile e tranquilla, come se la mia anima fosse già nell'eternità. Nulla possa turbare la mia pace, né farmi uscire da Te, o mio Immutabile, ma che ogni istante m'immerga sempre più nella profondità del tuo Mistero. Pacifica la mia anima, rendila il tuo cielo, tua dimora prediletta, luogo del tuo riposo. Che non ti lasci mai solo, ma che sia là tutta, interamente desta nella mia fede, tutta in adorazione, pienamente abbandonata alla tua Azione creatrice.
O mio Cristo amato, crocifisso per amore, vorrei essere una sposa per il tuo Cuore, vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti fino a morirne. Ma sento la mia impotenza, e ti chiedo di "rivestirmi di te", d'identificare la mia anima a tutti i movimenti della tua anima, di sommergermi, d'invadermi, di sostituirti a me, affinché la mia vita non sia che un'irradiazione della tua Vita. Vieni in me come Adoratore, come Riparatore e come Salvatore.
O Verbo Eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti, voglio rendermi perfettamente docile per imparare tutto da Te. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio sempre fissate Te e restare sotto la tua grande luce. O mio Astro amato, affascinami perché non possa più uscire dalla tua irradiazione.
O Fuoco consumante, Spirito d'amore, "discendi in me", affinché si faccia nella mia anima come una incarnazione del Verbo e io gli sia una umanità aggiunta nella quale Egli rinnovi tutto il suo Mistero. E Tu, o Padre, chinati sulla tua povera piccola creatura, "coprila della tua ombra", non vedere in lei che "il Prediletto nel quale hai posto tutte le tue compiacenze".
O miei Tre, mio Tutto, mia Beatitudine, Solitudine infinita, Immensità in cui mi perdo, mi abbandono a Voi come una preda. Seppellitevi in me perché io mi seppellisca in Voi, in attesa, di venire a contemplare, nella vostra luce l'abisso delle vostre grandezze.

Vesti e oggetti della carmelitana 
                          15 Ottobre 1897
O cara austera veste,
povero e semplice mantello,
se pure di ruvida stoffa,
quanto vi vedo belli!
       
           II
O velo bianco, mi ricordi
la fulgida dolce aurora
del giorno che lo Sposo
prese possesso del mio cuore!


          III
O povero e semplice rosario,
più prezioso di ogni gioiello,
quanto ti preferisco
alle più belle corone!


Con la tua grossa croce,
e i miseri grani di legno,
sarai l'inseparabile ornamento,
della mia cintura.

            IV
Venite a macerare la mia carne,
già vi accarezza il mio cuore,
duri oggetti aborriti
da chi non ama il soffrire.


            V
E tu, anello povero e caro,
mi sembri il suggello
dell'eterne promesse
che feci al Salvatore
con santa e pura ebbrezza
in un giorno di paradiso.


           VI
E infine, mia piccola cella,
minuscola povera stanza,
cara panca di legno
quando potrò dormire su di te?


              VII
O mia preziosa livrea
e voi tutti cari oggetti,
o santa povertà di dio,
o beato monastero,
mi sembrate sulla terra
un piccolo angolo di cielo!

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